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nnnnnnnnnnnnn... San Pietro in Bevagna (TA)

C H I E S AG M A D R E GD I GM A N D U R I AG D E DI C A T A GA L L AG SS. GT R I N I T A'


 

Di notevole importanza artistica è la Chiesa Collegiata, comunemente detta "Chiesa Madre", monumento sacro più insigne della città. Non si hanno notizie precise sulla sua fondazione che si fa risalire alla ricostruzione di Manduria. allora Casalnuovo, operata da Ruggero il Normanno. Ingrandimenti, modifiche e restauri essa ha subito in diverse epoche. E' certo però che l'antica chiesa aveva dimensioni più modeste di quella attuale e si limitava forse alla sola area dell'odierno presbiterio, se proprio non è da riconoscersi in quella chiesetta sotterranea dedicata alla Vergine Santissima di Loreto. Gli ultimi restauri, sapientemente condotti dall'architetto anconetano Lorenzo Corrado Cesanelli, negli anni 1938-1940, e resisi necessari per il crollo del soffitto, hanno evidenziato una parte dell'antica architettura. Una parte, perché quello che oggi si vede sono i restauri ed i rifacimenti operati nella se- conda metà del '500 ed agli albori del '600. Il prospetto del tempio è rivolto a ponente, come soleva farsi per tutte le chiese costruite in quel tempo sicché il sole nascente, penetrando nel sacro edificio attraverso le finestre dell'abside, illuminasse con i suoi raggi dorati la gran croce dell'altare maggiore e creasse un'atmosfera di suggestione, a meglio predisporre lo spirito al raccoglimento ed alla preghiera. Di notevole rilievo è il fronte monocuspidato, terminante in cima con due curvi salienti dentellati e diviso in tré scomparti verticali.

Nello scomparto centrale si ammira in alto un magnifico grande rosone, gotico-rinascimentale, intagliato in pietra dura locale; la triplice corona di esso finemente scolpita con tralci di viti, figurine di profeti, vaghe testine di angeli e begli ornati, racchiude una grande vetrata che reca dipinto nel centro, su disegno.del Cesanelli, un bei calice raggiato. Due esili ed eleganti paraste, scolpite a bassorilievo con motivi floreali a candeliera, delimitano la luce del portale, sulla trabeazione del quale è impostata una lunetta ad arco ribassato in cui è collocato, in altorilievo, l'Eterno Padre che regge tra le ginocchia il Cristo deposto dalla croce, sull'aureola del quale è poggiata una colomba (Spirito Santo), mentre due angeli reggono un drappo che abbraccia tutta la scena. Ai piedi si legge la scritta: "Hii tres unum sunt" chiaramente riferita a questa raffigurazione della Trinità cui è intitolata la chiesa.

 

Nei pennacchi della lunetta è rappresentala l'Annunciazione.Il magnifico portale è firmato e datato (1532) dal maestro Raimondo da Francavilla, ignoto e oscuro, che seppe amalgamare e fondere architettonicamente, in un insieme armonico questa sua opera con il resto della facciata, dove ai motivi di un tardo ma elegante gotico si innestano gli elementi di un timido rinascimento e quelli maturi di una stile cinquecentesco non contrastante con i leoni stilofori romanici, probabilmente provenienti dal protiro della vecchia chiesa. Bellissimo anche il quattrocentesco campanile, a pianta quadrata e a cinque piani, dalle ariose e poderose finestre, ricco di cornici, balconcini, colonnine, ippogriti e mascheroni. n origine doveva slanciarsi in alto libero, mentre poi è rimasto imprigionato nella fabbrica dai successivi allargamenti della chiesa. Completa l'esterno di questa magnifica chiesa la bella abside esagonale, seicentesca, a doppia fila di colonne ornamentali, purtroppo soffocata anch'essa da misere ed informi casette.

L'interno si articola in cinque navate: esso, dopo gli ultimi restauri che hanno rivelato, oltre a vari e notevoli motivi architettonici più antichi (due graziose monofore incorniciate ed una bifora nella sacrestia, i basamenti gotici polistili dei pilastri del presbiterio e due capitelli), la bellezza originale dell'attuale chiesa come fu rifatta ed ingrandita gradatamente nel '500, è uno dei rari esempi in tutta la Puglia di una chiesa cinquecentesca cosi organicamente concepita e cosi artisticamente completa. La navata centrale, più alta delle altre è sostenuta da due colonnati con archi a tutto sesto, continuando con il maestoso presbiterio sopraelevato di circa un metro ed inquadrato da un soffitto a crociera ricco di cornici ad ovuli, termina con l'abside esagonale popolata di statue dorate, opera di Placido Buffelli di Alessano, che le esegui tra il 1675 ed il 1680. Essa, con le due navate contigue, è coperta da un soffitto in legno di castagno a cassettoni, con i fondi dipinti in azzurro e cornici lumeggiate in oro, in tutto rispetto dell'antica maniera.

 

Fra i lacunari del soffitto, al centro, due bassorilievi raffigurano S.Pietro e S.Gregorio, protettore di Manduria.Le altre due navate esterne sono occupate da altari e cappelle ora comunicanti, con caratteristiche voltine dalle cornici diversamente intagliate nel caldo carparo locale e ricche di motivi fantasiosi che hanno fatto pensare da parte di qualche studioso se non ad elementi di architettura "catalana" quanto meno "catalaneggianti". Nell'interno di questa chiesa ritroviamo due cappelloni a pianta ottagonale disposti uno di fronte all'altro: quello, a sinistra entrando, dedicato al Santissimo Sacramento, costruito agli inizi del XVIII secolo, e l'altro, a destra dedicato a S.Gregorio Magno, terminato verso la fine dello stesso secolo, nei quali si ammirano grandi tele di pittori napoletani, salentini e manduriani (Vincenzo Filotico e Pasquale Bianchi). Arricchiscono ancora l'interno della chiesa, incastonate come due gemme di rara bellezza, veri capolavori d'arte, un pulpito ligneo ed un fonte battesimale. Il pulpito, in legno di noce, addossato ad una colonna reca la data 1608; di esso non si conosce l'artefice (le cui sembianze e quelle del suo probabile aiutante potrebbero però riconoscersi nelle due testine scolpite e sistemate nella base di sostegno a peduccio della cassa), anche se è da attribuire a

maestranze locali, che avrebbero pure eseguito il bellissimo coro ligneo, di oltre cinquanta sedili, intagliato ed intarsiato, irrimediabilmente perduto, ad eccezione di pochissimi stalli conservati nella biblioteca comunale "Marco Gatti". I pulpito, decorato riccamente con cornici, colonnine, capitelli, festoni, motivi floreali, accoglie nelle riquadrature della loggia (di fronte e lateralmente?, pannelli raffiguranti in bassorilievo la SS. Trinità che incorona la Vergine, S.Pietro e S.Gregorio, mentre quattro cariatidi a tutto tondo, alate e nude sino alla cintola, raffiguranti le quattro età del mondo o della donna, sostengono il pergamo; nello scomparto triangolare formato da queste spicca, intagliato in un ovale con cartocci, uno stemma della città affiancato dalle lettere F (Fons) ' M (Manduriae).

 

Fra i lacunari del soffitto, al centro, due bassorilievi raffigurano S.Pietro e S.Gregorio, protettore di Manduria.Le altre due navate esterne sono occupate da altari e cappelle ora comunicanti, con caratteristiche voltine dalle cornici diversamente intagliate nel caldo carparo locale e ricche di motivi fantasiosi che hanno fatto pensare da parte di qualche studioso se non ad elementi di architettura "catalana" quanto meno "catalaneggianti". Nell'interno di questa chiesa ritroviamo due cappelloni a pianta ottagonale disposti uno di fronte all'altro: quello, a sinistra entrando, dedicato al Santissimo Sacramento, costruito agli inizi del XVIII secolo, e l'altro, a destra dedicato a S.Gregorio Magno, terminato verso la fine dello stesso secolo, nei quali si ammirano grandi tele di pittori napoletani, salentini e manduriani (Vincenzo Filotico e Pasquale Bianchi).

Arricchiscono ancora l'interno della chiesa, incastonate come due gemme di rara bellezza, veri capolavori d'arte, un pulpito ligneo ed un fonte battesimale. Il pulpito, in legno di noce, addossato ad una colonna reca la data 1608; di esso non si conosce l'artefice (le cui sembianze e quelle del suo probabile aiutante potrebbero però riconoscersi nelle due testine scolpite e sistemate nella base di sostegno a peduccio della cassa), anche se è da attribuire a maestranze locali, che avrebbero pure eseguito il bellissimo coro ligneo, di oltre cinquanta sedili, intagliato ed intarsiato, irrimediabilmente perduto, ad Analoghe decorazioni si ritrovano nell'ornato baldacchino al di sotto del quale è appesa la mistica colomba, simbolo dello Spirito Santo, che deve illuminare il banditore della parola di Dio. La vasca battesimale, che in origine doveva essere una pila o acquasantiera applicata a muro, è ricavata in un sol blocco di pietra dura locale; sulla fascia esterna del bordo di essa sono scolpite a bassorilievo, racchiuse da fasce orizzontali ed interrotte da scanalature, dieci figure a mezzo busto di Santi e Martiri ed al centro il battesimo di Cristo ad opera di S.Giovanni Battista. Questa è sostenuta da una colonna formata da quattro puttini con le mani alzate, in atteggiamento di danza composta, che non tradiscono alcuno sforzo per sorreggerla.
I putti poggiano su una base quadrata in cui spicca la data (1534) di esecuzione o di definitivo ultimo "assemblage". Non ci è stato tramandato il nome dell'autore di questa opera, ma la data incisa e certe assonanze stilistiche potrebbero a ragione far pensare, come da qualcuno è stato avanzato, allo stesso scultore del portale e della lunetta, Raimondo da Francavilla. Questa chiesa, vero gioiello di arte cinquecentesca, si impone subito all'occhio del visitatore per maestosità e, se pur costruita in tempi e stili diversi, mostra nell'insieme un tutto armonico severo e di buon gusto, accentuato dalle pareti in carparo locale, lasciate a vista.


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